In Italia il settore delle fonti rinnovabili (fotovoltaico, eolico, biomasse, idroelettrico) ha fatto registrare «un volume d’affari nel 2014 pari a quasi 7 miliardi di euro, che salirebbero a oltre 19 miliardi se si considerassero anche gli incentivi». A fronte, quindi, di 1,7 miliardi di euro di investimenti, il comparto delle rinnovabili ha generato ricavi (senza incentivi) per oltre 3,2 miliardi, e un valore aggiunto complessivo di 1,2 miliardi. E per il 2020, le stime parlano «di una crescita del 58% rispetto al 2014».
Inoltre tra il 2014 e il 2020 l’Italia avrà l’opportunità di ricevere dall’Europa «quasi 35 miliardi di euro di finanziamenti per l’energia sostenibile: circa 6 miliardi di euro attraverso Horizon 2020 per progetti di innovazione nei settori dell’efficienza energetica, delle tecnologie low carbon e delle Smart City, altri 6 miliardi attraverso Connecting Europe Facility, per investimenti in infrastrutture energetiche a elevato valore aggiunto e 23 miliardi da Fondi di Coesione per investimenti in efficienza energetica, fonti rinnovabili, reti intelligenti e mobilità urbana».
Horizon 2020 è lo strumento di finanziamento alla ricerca scientifica e all’innovazione della Commissione europea che ha un budget stanziato tra i più alti del mondo: quasi 80 miliardi di euro, per 7 anni (2014 al 2020). I fondi stanziati sono a gestione diretta, e finanziano progetti di ricerca o azioni volte all’innovazione scientifica e tecnologica che portino un significativo impatto sulla vita dei cittadini europei. Possono partecipare tutte le persone fisiche o giuridiche (es. Imprese, piccole o grandi, enti di ricerca, università, ONG, ecc.) Indipendentemente dal loro luogo di provenienza, oltreché entità senza personalità giuridica, a patto che i loro rappresentati abbiano la capacità di assumere obblighi legali con la Commissione europea (firma dei contratti), e che dispongano della medesima capacità operativa e finanziaria delle persone giuridiche. Horizon 2020 è strutturato su 3 Pilastri: “Eccellenza Scientifica”, il cui obiettivo è elevare il livello di eccellenza della base scientifica europea; “Leadership industriale” intende fare dell’Europa un luogo più attraente per investire nella ricerca e nell’innovazione (compresa l’innovazione ecologica); “Sfide sociali” riunisce risorse e conoscenze provenienti da una molteplicità di settori, tecnologie e discipline, fra cui le scienze sociali e umanistiche, spaziando dalla ricerca alla commercializzazione.
Connecting Europe Facility è uno strumento finanziario diretto a migliorare le reti europee nei settori dei trasporti, dell’energia e delle telecomunicazioni, che sostiene in particolare progetti di interesse comune, diretti allo sviluppo e alla costruzione di nuovi servizi e infrastrutture, o all’ammodernamento di quelli esistenti, con priorità per i collegamenti mancanti nel comparto dei trasporti. Le proposte devono essere presentate da uno o più Stati membri o, con l’accordo degli Stati membri interessati, da organizzazioni internazionali, imprese comuni, ovvero imprese od organismi pubblici o privati, stabiliti nei Paesi dell’Unione
Il Fondo di coesione assiste gli Stati membri con un reddito nazionale lordo pro capite inferiore al 90% della media dell’Unione europea; i suoi obiettivi sono la riduzione delle disparità economiche e sociali e la promozione dello sviluppo sostenibile. I progetti finanziabili ricadono nelle categorie delle reti transeuropee di trasporto e della tutela dell’ambiente.
Se a questi introiti ricavati dalle energie green e rinnovabili si aggiungesse il riciclo dei rifiuti urbani e speciali i valori sarebbero ancora più elevati: un settore questo che, pur restando strategico, ha bisogno ancora di incentivi (sia nel settore della raccolta che in quello del recupero della materia, mai introdotti nel nostro Paese).
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